Acque minerali un business, insieme alle acque termali, molto redditizio per le società private che ne hanno la concessione.
Un guadagno che non corrisponde in altrettanta misura ad entrate per gli Enti Locali, infatti, con riferimento ai dati del 2015, per un volume di affari delle società che imbottigliano di circa 3 miliardi di euro l’anno, appena 18.4 milioni di euro sono entrati nella casse dello Stato.
Le motivazioni di tale situazione devono andarsi a ricercare nelle procedure di attribuzione delle concessioni e dei relativi canoni di concessione.
Sulle modalità di concessione si sa poco o nulla e non sempre è chiara la modalità di affidamento, tanto che delle 295 concessioni rilasciate a 195 concessionari, solo 1 è avvenuta tramite gara. Stessa situazione anche per le acque termali, dove a fronte di 489 concessioni solo 5 sono state affidate con gara.
Altro punto dolente è il calcolo dei canoni di concessione. Dal rapporto 2015 del Ministero del Tesoro risulta che, per ogni euro speso in canoni di concessione, le società proprietarie delle acque minerali realizzano 191,35 euro in ricavi dalle vendite. Questo perché nella stragrande maggioranza di casi il canone è fisso, non conteggiato in base ai prelievi effettuati.
Dati questi da tenere in considerazione in previsione del rinnovo delle concessioni di acque termali e minerali previsto per fine 2021.
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