Da un’analisi condotta da Intesa Sanpaolo e Prometeia si evince che l’industria italiana è in crescita e si sta portando ai livelli di pre-crisi di dodici anni fa.
L’obiettivo si concretizzerà nel 2019 quando si prevede una crescita media annua dei ricavi del 3%.
E’ stato un recupero lento, ma basato su elementi solidi dove l’industria rappresenta l’elemento di traino dell’economia italiana. Industria forte, selezionata e competitiva grazie alla trasformazione del settore produttivo che ha fatto emergere solo le realtà più concrete e meglio attrezzate.
Una situazione che fa ben sperare visto l’andamento generale esterno poco favorevole causato da un commercio estero in frenata, politiche Bce poco vantaggiose, moneta europea forte e politiche dei dazi poco propizia.
L’export industriale è previsto che nel 2022 si porterà al 51% (nel 2008 era del 36%), un elemento di forza atto a spingere l’avanzo commerciale dai 30 miliardi del 2007 ai 91 del 2017 fino ai 115 previsti per il 2022.
Il 2018 sarà l’anno degli investimenti in macchinari e attrezzature per l’industria italiana dove proprio il settore meccanico sarà protagonista assoluto con una crescita di fatturato del 4,2%.
Anche settore auto e moto, beni di largo consumo, elettrotecnica e farmaceutica ci saranno risultati oltre la media, mentre si prevede un arresto per l’elettronica e gli elettrodomestici.
In ogni caso fino al 2022 si prevede una crescita generale dell’industria italiana superiori al 2% per ritornare a fine periodo ai livelli del 2007.
Una crescita accompagnata anche da evoluzioni qualitative con riposizionamento della forza lavoro verso ruoli più qualificati. Una trasformazione necessaria visto l’utilizzo sempre più predominante delle tecnologie 4.0 per portare l’Italia ai livelli della Germania nell’impiego di personale specializzato ICT in un’industria manifatturiera sempre più digitale.
Tratto liberamente da Il Sole 24 Ore
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